Il legno perchè ……… Vol. 3

Quanto tempo serve a determinare una tradizione?

Io francamente non lo so. Però quando si parla di architettura o edilizia in legno lo si fa ponendola in alternativa all’architettura (o edilizia) “tradizionale”.

Ma cosa si intende precisamente? Qual’è per noi ( intendo per noi qui in nord Italia) l’edilizia tradizionale?

E’ forse quella in calcestruzzo armato? O quella in laterizio porizzato, o in bimattoni, o cos’altro?

Tutti materiali che utilizziamo da ben meno di un secolo nell’edilizia comune.

Eppure si continua a porre il legno quale novità e alternativa innovativa alla tradizione.

Si dice che l’uomo quando lasciò le caverne iniziò ad abitare il legno. Nemmeno questo basta a farne tradizione?

All’Aquila, in occasione del triste evento che conosciamo tutti, si è ben visto che il legno si può prestare bene a tutti gli usi tipici degli altri materiali da costruzione, tra cui anche i giochini di appalti pubblici gonfiati o la gestione mafiosetta del costruito quando c’è di mezzo lo Stato con qualche corrotto gestore di cosa comune.

Fino a metà del secolo scorso il laterizio per murature esisteva esclusivamente sotto la forma del mattone pieno.

Nella mia zona (ma come in buona parte d’Italia) per le murature veniva utilizzato pietrame di cava o di fiume, a seconda di cos’era meglio reperibile sul posto, e si usava per legarlo malta di calce.

Oggi la malta di calce è un’assoluta rarità da ricchi, nei cantieri, sostituita da impasti premiscelati di colle/cementi/resine/checacch……….ialtro che non sappiamo esattamente, ed è bastato un nonnulla a farne tradizione. Non so! Forse sono io che non capisco.

Di questi materiali e di come gli stessi si rapportano con noi e di come si rapporteranno con il nostro futuro, non sappiamo un’emeritonulla, ma nonostante questo li definiamo tradizionali.

Ognuno di noi, per contro, ha toccato, usato, bruciato, inciso con un temperino, maltrattato, lanciato e, se cane riportato, un misero pezzo di legno. Ognuno di noi si è riparato da pioggia o sole sotto le fronde di un’albero, ne ha mangiato i frutti, e prima di noi i nostri padri, e credetemi, è certo, dopo di noi figli e nipoti. Eppure abitarci, e farne casa, dovrebbe essere novità, antitesi di tradizione.

NON SO! Forse sono io che non capisco.