OTTOBRE


La casa nel campo è ancora lontana.

La strada che vi conduce si è rivelata tortuosa e ricca di insidie. La più infida di esse si chiama “esposizione bancaria”. Una bestiaccia che ti mette nelle peggiori condizioni di credibilità quando tenti di ottenere un mutuo.

Sembrava complicata la questione burocratica!

Ora che gli incartamenti sono pronti, ora che in qualsiasi momento si potrebbe partire con i lavori, la burocrazia lasciata alle spalle sembra un giochetto da ragazzi in confronto alla “questione finanziaria”, vero spauracchio di questi tempi grigi.

Comunque sia, con calma troveremo la strada, la cosa si farà.

Nel frattempo, altrettanto con calma i lavori nel bosco continuano, e piano escono da esso, non senza fatica di braccia, profumate assi e travotti d’abete che accatasto in cortile a stagionare, e poi rami e rametti per il camino, a riscaldare il prossimo inverno.

Ed ecco, che quasi di sorpresa dopo questa lunga estate avara di piogge, un altro autunno è arrivato.

E quando il principe si ripropone, non difetta mai di stile. Non puoi restargli indifferente.

Anche se lo conosci da sempre, come la prima volta ad ogni ottobre ti lascerà a bocca aperta!

Oggi sono qui, in questa foresta, e il lavoro del boscaiolo mi costringe dentro le sue ombre, mi fa piegare e mi avvicina alla terra, mi conduce a percepire profondo il suo umido odore.

Dopo un po’ che sei dentro un bosco, accade che il tuo sguardo si abitui a quella nuova luce e come fiera cambi ottica: non sembra più fatto per orizzonti lontani e celesti, pare adattarsi a queste nuove prospettive più basse e oscure.

Ora riesce a cogliere ogni piccolo dettaglio di ciò che ti circonda.

L’udito, da parte sua, percepisce ogni scricchiolio e sussurro. Tutte le sfumature di questo silenzio. E ognuna è un sobbalzo del cuore.

Così come per incanto, dove un attimo prima non le avevi viste, iniziano a palesarsi ai tuoi occhi alcune presenze silenziose, e tra queste, le creature che più figlie della terra non puoi immaginare, veri ambasciatori d’autunno: i funghi.

E’ stupefacente l’emozione che può darti un semplice cespo di chiodini. Strapparli piano dal ceppo che miracolosamente li ha generati, portarli al naso e riscoprire nella mente momenti già vissuti, precisi attimi andati.

Di nuovo sei un bambino, e segui tuo padre che nel bosco ti precede e raccoglie quei funghi che tu fai così fatica a vedere. O eccolo che seziona quelle stanghe di faggio con la motosega arancione. Poi ti carica un rametto sulle spalle e lui ti avanza portando un grosso tronco.

Ottobre è il tuo mese papà, e mi sarebbe piaciuto averti qui oggi.

Sono sicuro che avresti amato questo pomeriggio.

Stanco e vecchio mi avresti guardato armeggiare ormai con destrezza con quella motosega che non hai fatto in tempo ad insegnarmi a usare.

Magari appoggiato ad un bastone avresti raccolto con piacere quei funghi che già hanno colonizzato i ceppi degli alberi tagliati due inverni or sono.

Odorandoli avresti rivissuto precisi momenti……..ma te ne sei partito da troppo tempo.

Mi sei mancato, papà, … di più oggi!