Si salpa! …azz… la tempesta perfetta!

Viene il momento in cui non puoi più rinviare la partenza.

Hai atteso orizzonti e cieli più tersi, fino a farli diventare l’alibi che ti rimanda a domani e poi ancora a domani.

Perché sullo sfondo sei certo che ancora si vedono delle nubi sospette, foriere di pioggia, nell’aria sicuramente respiri venti niente affatto rassicuranti, o peggio alcun vento.

E allora torniamo dentro: “anche per oggi non si vola!” avrebbe detto Gaber.

I giorni e i mesi e gli anni ti passeranno avanti, mentre guardi il mare enorme e spaventoso, senza accorgerti che intanto la terra, la salda terra sotto i tuoi piedi si è sfatta, erosa a tal punto da non sostenere più il tuo peso, da non reggere più l’ormeggio della tua tartana, il tuo modesto guscio di noce. Sarà una lettera, una notifica, l’avviso a lasciare la casa, comunque dovrai partire.

Le nubi in lontananza ora sono certamente enormi, orrendamente scure, i venti incalzanti, a gonfiare onde ruggenti.

Eppure salperai, perché non hai seconda scelta. Ciò che lasci è diventato più spaventoso di ciò che ti attende.

E’ così che siamo partiti. Ai primi giorni di febbraio.

Appena fuori dalla baia gli eventi si son rivelati, in questo balordo 2020, e prima di renderti conto sei già dentro alla tempesta perfetta! Ti senti una piccola “Edmund Fitzgerald” persa nell’immensità d’acqua e di buio intorno, in balia del blizzard più temibile di sempre.

Non abbiamo fatto in tempo a commissionare il primo lavoro previsto per iniziare la nuova casa, lo scavo, che la “peste” sbarcata dalla Cina aveva già bloccato il mondo. E lo farà fino a maggio inoltrato.

Ecco che i lavori che dovevano partire a febbraio sono sprofondati nel pantano del lockdown con poche speranze di ripresa e men che meno di reperimento di fondi.

Ironia della sorte, in questa tempesta, la primavera italiana è stata così raggiante da non ricordarne tante altre uguali.

A pensarci bene, i motivi per convincersi che fosse meglio lasciar perdere c’erano tutti, ma la primavera, questa primavera così bella, qualcosa forse voleva dirci: “non abbandonate la nave!”

“Legatevi all’albero maestro, navigate a vista, tutte le tempeste, presto o tardi si placano”.

E come uno spiraglio di cielo sereno, promessa di mari migliori, tanto da commuovermi e farmi piangere come un bimbo, la bella notizia nel bel mezzo di questo caos, M. il marito di mia figlia grande andrà alla Columbia con borsa di studio per “Il Master” in giornalismo, un sogno. E finalmente, “pestilenza” permettendo, potrà raggiungere nella “Grande Mela” la sua N.

Tra buoni presagi e terrore del futuro, infine ho azzardato la mano decisiva, via all’ordine della struttura in legno della casa, con l’acconto del 40% chiesto in prestito a G. nostro figlio medio, senza sapere se a merce pronta avrei reperito la somma per saldare il resto.

Come detto, indietro non si torna, anche perchè, guardandoci alle spalle, quello che era il porto di casa appare ora come un pauroso Maelstrom.

Sembra una cosa strana, eppure a volte le cose piano piano si accomodano, ci vuole la pazienza di confidarci, non dico crederci, ma almeno confidarci.

Finalmente, riaperte le “gabbie” anche i cantieri son potuti ripartire.

Alla telefonata della ditta di escavazioni che entro qualche giorno sarebbero stati sul posto per i lavori di scavo, ci è sembrato un miracolo: stavolta la casanelcampo iniziava davvero!

La data la ricorderemo, era il 6 di maggio.

Ah, piccola curiosità, dopo due mesi e passa di bel tempo, a fine aprile è ripreso a piovere. Che sia un segno? Naaa, non facciamoci caso che altrimenti ci si crede.

 

 

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